In tutti gli sport e soprattutto nelle Arti Marziali è di fondamentale importanza imparare a respirare in modo corretto, possiamo così utilizzare l'energia interna con la quale potremmo ottenere risultati stupefacenti.
Un esempio pratico di una situazione particolare è quando la nostra vita è in pericolo oppure se qualcuno ha un attacco di pazzia, sono due condizioni in cui sviluppiamo una forza sorprendente che assolutamente non ha nulla a che vedere con il nostro sviluppo fisico e muscolare, gli orientali chiamano ciò “energia interna”.
Uno degli scopi delle Arti Marziali è imparare a concentrare, controllare ed utilizzare l'energia interna chiamata Ki 気 (in cinese Qi 气, si pronuncia Ch'i), che ha un rapporto diretto con la respirazione. Le antiche credenze dei maestri cinesi del passato affermano che, durante la respirazione, l'aria non solo cede al corpo ossigeno, ma anche il Ki ed il medesimo percorre nel corpo umano determinati canali e, se questa energia è opportunamente addestrata, la mente dell'uomo può attivarla e dirigerla come crede. Imparare ad utilizzare il Ki non è una cosa semplice, è indispensabile che un vero Maestro insegni la tecnica all'allievo e che la pratica venga applicata in modo costante e giornaliero, tale esercizio può durare molti anni prima che ne possiamo sentire ed apprezzare l’efficacia.
I ritmi che animano l'organismo umano sono molti, alcuni più altri meno importanti, ma i due che in assoluto non possiamo farne a meno sono il ritmo cardiaco e la respirazione. Tutti ci possiamo accorgere che le emozioni possono alterare questi ritmi, ma se sul cuore possiamo fare ben poco, sulla respirazione possiamo effettuare un certo controllo. Quando abbiamo un emozione violenta il nostro battito cardiaco accelera e così pure la frequenza della respirazione, perchè sono collegati tra di loro; se riusciamo a controllare la respirazione di conseguenza riusciremo a fare si che anche il cuore rallenti i suoi battiti, così facendo ci è possibile controllare le emozioni.
Che la nostra respirazione quindi debba essere in sintonia con i movimenti del corpo a questo punto è cosa scontata, sintonia che li renderà naturali, armoniosi, fluidi e coordinati.
L’energia che il nostro corpo necessita prende inizio dalla respirazione che ha due fasi logiche:
1) Inspirazione, momento in cui carichiamo il nostro organismo di energia;
2) Espirazione, dove utilizziamo e canalizziamo questa energia.
Le parti al interessate funzionamento della respirazione sono due, il torace e l'addome, separati da una membrana chiamata diaframma.
Usualmente le persone utilizzano la respirazione toracica, in cui si allarga il torace che a sua volta dilata i polmoni riempiendoli di aria, questa è la fase di inspirazione, successivamente si comprime il torace, in cui l'aria viene spinta fuori, quindi fase di espirazione. Cosa ben diversa è la respirazione diaframmatica dove non c'è un movimento della cassa toracica, ma si inspira abbassando il diaframma con conseguente espansione dell'addome, cosa importante è che i muscoli siano rilassati, nella successiva fase di espirazione accade che l'addome si ritira e l'aria esce. In quest’ultima fase di movimento del diaframma viene spostato il centro del movimento respiratorio dal torace al centro del ventre, quel particolare punto che i cinesi chiamano Tan T'ien ed i giapponesi Hara, che guarda caso corrisponde al baricentro del corpo umano. Questo movimento diaframmatico differente da quello toracico consente di far circolare una quantità d'aria maggiore, permettendo quindi di caricarci di più energia, in più, la respirazione diaframmatica, permette di raggiungere con l'ossigeno ulteriori alveoli polmonari che con la respirazione toracica non si raggiungerebbero.
I popoli orientali ed in particolare i cinesi conoscono da migliaia di anni l'importanza della respirazione addominale profonda.
Il paradosso è che noi occidentali usiamo dire: “pancia in dentro e petto in fuori”, mentre una massima del filosofo taoista Chuang Tzu vissuto nel IV secolo a.C. recita così:
"Il vero uomo respira con i talloni, l'uomo dappoco con la gola".
Nella pratica della Arti Marziali viene utilizzata una leggera modifica nella respirazione addominale.
Ecco il ciclo respiratorio:
1. Inspirazione: i muscoli addominali sono decontratti ed il ventre si dilata.
2. Espirazione: i muscoli addominali vengono contratti.
3. Tempo morto: i muscoli addominali vengono decontratti ed il ventre rientra.
È importante sapere che non bisogna mai espirare totalmente ma è opportuno conservare una riserva di circa il 30% dell'aria, se ricordate abbiamo detto che l’energia la prendiamo dall’aria che respiriamo, serve allora averne sempre una scorta per difendersi nel caso di un attacco durante la fase finale dell'espirazione.
Il tempo morto è il momento in cui si è più vulnerabili, per questo motivo bisogna imparare a rendere impercettibili i movimenti dell'addome. È importante, nelle fasi iniziali di un combattimento, che i contendenti rimangano immobili, per cercare, se possibile, di studiare la respirazione dell'avversario. Nella pratica della Arti Marziali è basilare collegare i movimenti alla respirazione, che deve sempre essere mantenuta profonda, calma e regolare.
Con il passare del tempo, un poco per volta e sempre sotto la guida di un vero Maestro si potrà arrivare a visualizzare nella nostra mente lo scorrere dell'energia interna del nostro corpo e imparare a canalizzarla dove serve.
Una corretta tecnica respiratoria, la meditazione e la pratica delle Arti Marziali ci aiuteranno ad ottenere un generoso flusso di energia, potremmo così imparare ad utilizzarlo nelle tecniche di difesa e attacco.
La Respirazione applicata al Karate
Alla respirazione in tutte le Arti Marziali, e quindi anche nel Karate, si attribuisce molta importanza.
Tre sono i principi da rispettare:
Possiamo affermare che la respirazione non è semplicemente alternare inspirazione ed espirazione, ma è un'azione da svolgere correttamente a favore della longevità fisica e mentale. Per conoscere bene l'applicazione della respirazione nel Karate, bisogna provare ad esercitarsi al Makiwara.
Ci sono due metodi:
È essenziale mettere più attenzione sull’Hikite (caricamento del pugno al fianco) che nello Tsuki, sia in potenza che in velocità; dovete immaginare di colpire di Ushiro Empi un avversario dietro di voi con Hiji (gomito), perciò, volendo dare un valore alle due forze, se Tsuki vale 10, Hikite vale 12 e quindi possiamo affermare assoluto che “ più veloce e potente è Hikite, più lo sarà Tsuki ”.
Ricordiamoci anche che la respirazione nasce naturalmente dalla corretta postura, manteniamo quindi sempre la fascia addominale in leggera tensione al livello delle anche, inspiriamo portando gli intestini verso l'alto ed espiriamo esercitando su di essi una spinta verso il basso, sino a tendere la parte del ventre al di sotto dell'ombelico.
Nei momenti di rilassamento, se ci esercitiamo nella respirazione, non dimentichiamo che l'espirazione deve essere più lunga dell'inspirazione, circa il doppio, con un ritmo lento e profondo. La respirazione Zen è dolce, lunga, silenziosa e mai forzata e non è paragonabile a nessun'altra.
Nel Karate il ritmo viene scandito: