Etimologia - Armi - I precetti di un Samurai - Sakura: Il Ciliegio - Samurai famosi - Il Katana - La Hakama - I 47 Rōnin

Immagine dal film "L'Ultimo Samurai"

Il Samurai (侍) era un militare del  Giappone feudale, appartenente ad una delle due caste aristocratiche giapponesi, quella dei guerrieri. Il nome deriva sicuramente da un verbo, Saburau, che significa servire o tenersi a lato e letteralmente significa "colui che serve". Un termine più appropriato sarebbe Bushi (武士, letteralmente: Bu significa "marziale"; Shi è l'unione tra il tratto basso orizzontale che indica il numero 1 e la croce il 10: l'unione di questi due segni rappresenta la  conoscenza, quindi colui che discerne tutto, l'illuminato ) che risale al  periodo Edo.

Attualmente il termine viene usato per indicare proprio la nobiltà guerriera (non, ad esempio, gli  Ashigaru o i fanti, né i  Kuge o aristocratici di corte). I Samurai che non servivano un  Daimyō perché era morto o perché ne avevano perso il favore, o la fiducia, erano chiamati  Rōnin, letteralmente "uomo onda", che intende libero da vincoli, ma assume sempre un significato dispregiativo. I Samurai costituivano una casta colta, che oltre alle Arti Marziali, direttamente connesse con la loro professione, praticava arti  Zen come il  Cha no Yu o lo  Shodō.

Durante l' Era Tokugawa persero gradualmente la loro funzione militare divenendo dei semplici  Rōnin che spesso si abbandonavano a saccheggi e barbarie. Verso la fine del periodo Edo, i Samurai erano essenzialmente designati come i burocrati al servizio dello  Shōgun o di un  Daimyō, e la loro spada veniva usata soltanto per scopi cerimoniali, per sottolineare la loro appartenenza di casta. Con il  Rinnovamento Meiji (tardo XIX secolo) la classe dei Samurai fu abolita in favore di un esercito nazionale in stile occidentale. Ciò nonostante il  Bushidō, rigido codice d'onore dei Samurai, è sopravvissuto ed è ancora, nella società giapponese odierna, un nucleo di principi morali e di comportamento simile al ruolo svolto dai principi etici religiosi nelle società occidentali attuali.

Etimologia
La parola "Samurai" ha avuto origine nel periodo giapponese Heian, quando era pronunciata Saburai, e significava "servo" o "accompagnatore". Fu soltanto nell'epoca moderna, intorno al periodo Azuchi-Momoyama e al periodo Edo  del tardo  XVI e  XVII secolo che la parola Saburai mutò in Samurai. Per allora, il significato si era già modificato da tempo. Durante l'era di più grande potere dei Samurai, anche il termine Yumitori (arciere) veniva usato come titolo onorario per un guerriero, anche quando l'Arte della Spada divenne la più importante. Gli arcieri giapponesi (vedi arte del  Kyū-Jutsu) sono ancora fortemente associati con il dio della guerra  Hachiman.

Questi sono alcuni termini usati come sinonimo di Samurai:

Le Armi

I Samurai usavano una grande varietà di armi, anzi un'evidente differenza tra la cavalleria europea e i Samurai riguarda proprio l'impiego delle armi, poiché i Samurai non ritennero mai che esistessero armi disonorevoli, ma solo armi efficienti ed inefficienti. L'uso delle armi da fuoco costituì una parziale eccezione, in quanto fu fortemente scoraggiato durante il XVII secolo dagli Shōgun Tokugawa, fino a proibirle quasi completamente e ad allontanarle del tutto dalla pratica della maggior parte dei Samurai.

Nel periodo Tokugawa si diffuse l'idea che l'anima di un Samurai risiedesse nella Katana che portava con sé, a seguito dell'influenza dello Zen sul Bujutsu; a volte i Samurai vengono descritti come se dipendessero esclusivamente dalla spada per combattere. Raggiunti i tredici anni, in una cerimonia chiamata Genpuku, ai ragazzi della classe militare veniva dato un Wakizashi e un nome da adulto, per diventare così vassalli, cioè Samurai a tutti gli effetti. Questo dava loro il diritto di portare un Katana, sebbene venisse spesso assicurata e chiusa con dei lacci per evitare sfoderamenti immotivati o accidentali. Insieme, Katana e Wakizashi vengono chiamati Daishō (letteralmente: "grande e piccolo") ed il loro possesso era la prerogativa del Buke, la classe militare al vertice della piramide sociale. Portare le due spade venne vietato nel 1523 dallo Shōgun ai cittadini comuni che non erano figli di un Samurai, per evitare rivolte armate, perché prima della riforma tutti potevano diventare Samurai.

Un antico verso ancora oggi ricordato è:

桜木人武士

Hana wa sakuragi, hito wa bushi
Tra i fiori il Ciliegio, tra gli uomini il Guerriero

ovvero:

Come il fiore del Ciliegio è il migliore tra i fiori,
così, il Guerriero è il migliore tra gli uomini.


Il Sakura era venerato.

Bibliografia

Leonardo Vittorio ArenaSamurai: ascesa e declino di una grande casta di guerrieri, Milano, Arnoldo Mondadori, 2002, ISBN 88-04-51318-7.
Leonardo Vittorio ArenaIl pennello e la spada. La via del Samurai, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2013, ISBN 978-88-04-62699-2.
Thomas Louis, Tommy Ito e Pamela ColognaSamurai. Il codice del guerriero, Roma, Gremese Ernesto, 2008, ISBN 978-88-8440-543-2.
Fonte Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Samurai

Hagakure
Tratto da "Hagakure" di Tsunemoto Yamamoto

  • NON HO GENITORI: CIELO E TERRA SONO I MIEI GENITORI
  • NON HO CASA: IL SAIKA TANDEN (CENTRO VITALE DELL’UOMO) È LA MIA CASA
  • NON HO POTERE DIVINO: LA LEALTA’ E’ IL MIO POTERE
  • NON HO MEZZI: L’OBBEDIENZA E’ IL MIO MEZZO
  • NON HO POTERE MAGICO: LA FORZA INTERIORE E’ LA MIA MAGIA
  • NON HO NE’ VITA NE’ MORTE: L’ETERNO (ASSOLUTO) E’ LA MIA VITA E LA MIA MORTE
  • NON HO LEGGE: L’AUTODIFESA È LA MIA LEGGE
  • NON HO ARTE DELLA GUERRA: SAKKATSU JIZAL (LIBERO DI UCCIDERE E DI RIDARE LA VITA) È LA MIA ARTE DELLA GUERRA
  • NON HO CORPO: LA FORZA E’ IL MIO CORPO
  • NON HO OCCHI: I MIEI OCCHI SONO LA LUCE DEL LAMPO
  • NON HO ORECCHIE: LE MIE ORECCHIE SONO LA SENSIBILITÀ
  • NON HO MEMBRA: LE MIE MEMBRA SONO LA PRONTEZZA
  • NON HO PROGETTI: I MIEI PROGETTI SONO L’OCCASIONE
  • NON HO MIRACOLI: I MIEI MIRACOLI SONO LA LEGGE UNIVERSALE
  • NON HO PRINCIPI: I MIEI PRINCIPI SONO L’ADATTAMENTO
  • NON HO QUALITÀ: IL TOI SOKUMYO (PRONTEZZA DI SPIRITO) È LA MIA QUALITÀ
  • NON HO AMICI: I MIEI AMICI SONO IL MIO SPIRITO
  • NON HO NEMICI: I MIEI NEMICI SONO L’IMPRUDENZA
  • NON HO CORAZZA: BUONA VOLONTÀ E RETTITUDINE SONO LA MIA CORAZZA
  • NON HO CASTELLO: LO SPIRITO IMPASSIBILE (INCROLLABILE) E’ IL MIO CASTELLO
  • NON HO KATANA: IL SONNO DELLO SPIRITO E’ IL MIO KATANA