Nel Karate ci sono tre componenti fondamentali: Kihon, Kata e Kumite.
Il Kumite (組手) è la parte del Karate che riguarda il combattimento, l'applicazione pratica delle tecniche che abbiamo allenato con le altre due parti fondamentali.
Kumite, termine giapponese, normalmente viene da tutti abbinato con la parola combattimento, non è sbagliato ma è incompleto, in quanto non definisce i veri elementi compresi nel concetto di Kumite. Kumite è composto dalla parola Kumi, che significa "mettere insieme" e della parola Te, che come già sappiamo significa "mano". Quindi Kumite si esplica meglio con la definizione: "incontrarsi con le mani".
Per confrontarsi realmente, in palestra, necessitiamo di un avversario. Se dovessimo mettere in pratica lo scopo vero, almeno quello iniziale per cui è nato il Karate, nel vero combattimento dovremmo abbattere l'avversario, ma ora, che viene praticato a livello sportivo, Kumite significa crescita reciproca dei praticanti, crescita che può avvenire solamente se il combattimento avviene anche con il reciproco rispetto, adeguando gli attacchi al compagno (avversario/amico) con cui ci alleniamo.
Possiamo dividere il Kumite in due momenti distinti:
Non dobbiamo dimenticare che, prima del Kumite, abbiamo imparato i Kihon ed i Kata e che entrambi ci hanno dato una base ben solida di forma e fondamentali, non bisogna quindi, quando combattiamo, tralasciare la postura del corpo e come portiamo le tecniche di attacco e difesa.
Combattere solo con lo scopo di attaccare (con controllo!!) l'avversario non significa che stiamo facendo del buon Kumite, la coordinazione, i modi con cui portiamo attacchi, parate e contrattacchi, ricordare che devono sempre avere anche un'esecuzione che rispetti la forma che abbiamo acquisito nei fondamentali; certamente non sarà la forma del Kata o del Kihon, ma idealmente ci si deve avvicinare per non trasformare il Kumite simile ad una rissa da strada. All'occhio di un osservatore, estraneo al Karate, che ci guarda dobbiamo dare un immagine pulita e comprensibile delle tecniche portate, tra due contendenti potrà distinguere sicuramente l'atleta di buon livello.
Ed allora, l'importanza che riveste il Kata (forma) in funzione del combattimento diventa fondamentale, perché racchiude le basi del Karate. Il Karate-Do ha una filosofia che impone di migliorarsi continuamente per la ricercare della massima padronanza tecnica e mentale, così da poter raggiungere: equilibrio interiore, stabilità e consapevolezza.
Per allenarsi nel combattimento, con questo spirito, vengono studiati diversi tipi fondamentali di Kumite:
Kihon Ippon Kumite
Il Kihon Ippon Kumite, combattimento a un solo passo, è la forma più essenziale di combattimento. I due atleti si mettono ad una distanza iniziale di 3 metri, da Yoi si portano in Musubi Dachi e fanno il saluto (Rei), si avvicinano fino ad una distanza corrispondente all'estensione del loro braccio, l'atleta che attacca indietreggia eseguendo Gedan Barai, dichiara la tecnica che userà e, dopo aver atteso almeno tre secondi, la porta senza eseguire finte, l'altro atleta indietreggerà parando e contrattaccando di Yaku Tsuki, terminata la tecnica entrambi si rimettono in Yoi e si riparte con un'altra tecnica. Le tecniche vengono portate alternativamente, oppure prima tutte uno e poi le eseguirà tutte l'altro.
Le tecniche base normalmente sono:
Quando si eseguono sia gli attacchi che le parate e contrattacchi, pur nella semplicità del combattimento, dobbiamo comunque gradualmente aumentare le rispettive velocità, guadagneremo di volta in volta sicurezza e prontezza e nel contempo il nostro cervello farà sì che la reazione si automatizzi per diventare sempre più spontanea. Chi difende deve far intercorrere sempre meno tempo tra parata e contrattacco, questo ci servirà in seguito, nel combattimento libero, a non dare il tempo al nostro avversario di portare una seconda tecnica.
Sanbon Kumite e Gohon Kumite
Sanbon Kumite e Gohon Kumite, combattimento a 3 e 5 passi, hanno lo scopo di fare assimilare l'aspetto pratico e formale delle tecniche, di perfezionare calci, pugni e parate che vanno poi collegandoli agli spostamenti propri ed a quelli dell'avversario. La distanza (Maai) e la precisione sono aspetti che in tale fase vanno evidenziati ed appresi . Maai è fondamentale nelle Arti Marziali giapponesi ed è la distanza che si deve mantenere nei confronti dell'avversario, con essa non si esprime solo la distanza e l'intermezzo nello spazio, ma anche nel tempo. Esprime un ritmo, ad esempio l’intervallo tra le colonne di un tempio, un movimento di avvicinamento ed allontanamento.
È la ricerca della corretta distanza, che è sempre variabile, ai fini di un attacco o di una difesa, non si misura, bisogna sentirla con l’intuizione e l’atteggiamento mentale, cambia ogni volta in base all'avversario, dovremo migliorarla fino a quando avremo la percezione istintiva della spazialità delle tecniche, un errore di Maai nel combattimento ci può causare l’immediato attacco da parte dell’avversario e di conseguenza noi avremo perso l’incontro.
Come in tutto il Karate è la ripetizione costante delle tecniche portate sempre con lo spirito che "la prossima sarà migliore della precedente" e "quando sembrerà buona, non lo sarà ancora abbastanza"; il mio Maestro usava dire: "... non importa se aggiungiamo una goccia per volta, ma è basilare fare che non si asciughino, solo così potremo riempire, goccia dopo goccia, il vuoto che abbiamo!".
Jiyu Ippon Kumite
Jiyu Ippon Kumite, ovvero il combattimento semilibero, è il passo preliminare al combattimento libero. I due atleti si pongono, come nel Kihon Ippon Kumite, in guardia a distanza libera di tre metri, eseguono i saluti di rito e poi si mettono in Kamae-Te, l'attaccante dichiara, sempre come nel Kihon Ippon Kumite la tecnica che porterà, il difensore eseguirà una parate libera e contrattaccherà. Ciò che abbiamo di diverso dal Kihon Ippon Kumite è che la posizione non sarà più in Yoi o comunque statica e rettilinea, ma bensì ci si potrà muovere nello spazio proprio come avviene nel Jiyu Kumite (combattimento libero) con la differenza che porteremo solamente una (Ippon) tecnica. Terminata l'esecuzione di una singola tecnica si procederà a ripristinare la distanza di sicurezza, rimanendo in Kamae-Te (guardia libera) con la successiva tecnica, inizierà lo stesso atleta oppure ci si alternerà.
In questo tipo di allenamento finalizzeremo il tutto allo studio dell'applicazione reale delle tecniche. L'attaccante dovrà saper sfruttare qualsiasi spazio l'avversario gli offra, utilizzerà finte, cambi di direzione e/o spostamenti liberi, sarà cosa indispensabile che i praticanti acquisiscano abilità nella respirazione e nella distanza, anche quest'ultime sono cose essenziali sia per il nostro miglioramento, ma anche per la valutazione le gare che andremo a fare.
Jiyu Kumite
Ed eccoci arrivati al Jiyu Kumite, il combattimento libero, meta finale dei precedenti combattimenti. Gli due atleti si affrontano senza essere costretti a tecniche prestabilite o posizioni obbligate, esprimendo così le proprie capacità tecniche e psicologiche. Il rituale iniziale è come per i precedenti due, ci si pone a tre metri di distanza, si esegue il saluto ed al comando Hajime si inizia passando direttamente in Kamae-Te. Massima libertà sia nelle tecniche da portare che nelle parate, condizione essenziale rimane il "controllo", dobbiamo sempre avere la capacità di portare la tecnica con potenza e precisione ma senza recare danno al nostro avversario.
Per poter praticare il combattimento libero questi elementi dovranno essere già stati interiorizzati perché su di essi si imperniano le scelte strategiche:
Nel Kumite è essenziale la perfetta conoscenza delle proprie qualità tecniche ed così come lo sono la padronanza mentale e la convinzione di combattere usando tutte le proprie risorse, dobbiamo pensare si tratti di un combattimento per la vita o per la morte. Non sappiamo quanti colpi porteremo a buon fine, è importante, anche se pochi, che tutti siano potenzialmente efficaci, dobbiamo dimostrare che abbiamo il dominio di noi stessi e dell'avversario. Con il tempo e un costante allenamento acquisiremo padronanza con il senso della distanza e saremo in grado di capire il timing dell'avversario per poter entrare ed uscire in sicurezza dal suo spazio.
Senso della distanza e capacità di intuire come e quando entrare o uscire dallo spazio dell'avversario aggiungono al combattimento un aspetto non più puramente razionale: sorgerà in noi il "presentimento dell'attacco" che viene chiamato anche "Cadenza del niente".
Se vogliamo rifarci ai tempi di Funakoshi Gigo, esperto anche di Kendo (l'Arte o la Via della Spada) ricordiamo che, paragonando il Karate a tale disciplina, Gigo affermava che il colpo di Karate debba tagliare il bersaglio come una spada e che ogni colpo basti per uccidere l’avversario (IKKEN ISATSU, un colpo un morto); naturalmente adeguandolo ai nostri tempi possiamo interpretarlo come "un colpo un avversario sconfitto".
Ultimi consigli, ma non meno importanti, per tutti coloro che praticano non solo Karate ma qualsiasi sport, non dimenticate di curare:
Preparazione fisica, alimentazione corretta ed un buon allenamento ci permetteranno di poter continuare il nostro sport, forse non più da agonisti, anche quando non saremo più giovanissimi.
Allego il link di una pagina che ho preparato per i miei "Allievi alle prime armi" con alcuni consigli e dei video di esempio: