Il Kata è forse la parte ove il Karate è racchiuso con tutti i suoi segreti e le sue radici più profonde. È l'essenza stessa dal Karate Do. Indipendentemente dallo stile praticato, il Kata costituisce lo scrigno contenente gli innumerevoli tesori che questa Arte Marziale conserva. Nato come documento storico che servisse a trasmettere i dettami di una od altra scuola dai Maestri ai propri allievi, il Kata ha perso molta della sua originaria connotazione storica e storiografica.
Oggi il Kata viene impiegato come strumento competitivo ed ha subito una sua evoluzione a carattere agonistico che ne ha sicuramente deturpato l'area più profonda che è lo studio e la ricerca attraverso lo stesso del significato gestuale intrinseco di un'Arte Marziale.
Anticamente il Kata era una forma codificata di gesti che raccoglieva sì la storia di una Scuola, ma era anche in grado di camuffare quelli che erano i dettami più importanti di tale Scuola in modo da permetterne la trasmissione solamente agli adepti che ne comprendevano le allegorie. Era insomma uno strumento che soltanto pochi avevano il beneficio di conoscere interamente e che dava comunque a tutti la possibilità di farne pratica.
Esistono diverse famiglie di Kata di provenienza varia che hanno segnato lo studio dei vari stili; ogni Kata racchiude in sé le informazioni più importanti che ogni stile ha al suo interno.
I Kata (forma) sono metodi di allenamento con un loro disegno sequenziale, con tecniche di difesa precostituite e con tecniche di attacco, parata e contrattacco inserite nella forma che raffigura e simula un combattimento contro uno o più avversari. Fino all'inizio del secolo scorso il Kata era considerato il metodo "ideale" per allenarsi nel Karate. La pratica dei Kata migliora la velocità, il controllo, la respirazione, il ritmo, la coordinazione, la concentrazione e le prestazioni dei praticanti in quelle che possiamo definire "tecniche di difesa". I Kata sono l'essenza del Karate... nel Kata è distillata e concentrata la saggezza, la conoscenza e l'esperienza di centinaia di Maestri di Karate, tradotti in un linguaggio di movimento ritmico, di respirazione e di abile intuito. In prima analisi un Kata può essere considerato un insieme di tecniche difensive e offensive eseguite secondo un ordine prestabilito. In realtà la vera essenza del Kata non consiste nei gesti in sé, ma nel modo in cui vengono eseguiti; in altre parole è necessario scavare più a fondo per riuscire a capire lo spirito del Maestro che creò il Kata stesso. Ideare e perfezionare un Kata poteva richiedere anche diversi anni e, dal momento in cui furono creati, con il passare del tempo molteplici sono stati i cambiamenti, non tanto per quanto riguarda l’ordine dei movimenti e la loro struttura, che non sono cambiati molto, piuttosto per quanto concerne il “modo di pensare”, o meglio le interpretazioni diverse che si sono attribuite ad ogni singolo movimento con il trascorrere del tempo.
La pratica del Kata non deve mai essere considerata come un qualcosa di scontato; quello che bisogna tenere sempre presente è che si sta entrando un mondo sconosciuto, un mondo di pratica nel quale lo stato attuale di conoscenza risulta insufficiente, è allora necessario continuare a praticare fino a quando il corpo non apprende. Anche quando non si riesca a comprendere a pieno, non si deve commettere l’errore di pensare che ciascun movimento sia privo di significato. E’ consigliabile eseguire ogni movimento di un Kata, pensandolo ed interpretandolo, ...questa è "pratica". Nonostante i Kata siano nati in epoche remote, l’utilizzo delle svariate tecniche in essi contenuti si rivela tuttora efficacissimo, trovando largo impiego in quella che è la difesa personale; oggi l’esecuzione dei Kata viene effettuata tenendo in considerazione alcuni punti dello spirito originario. I Kata si sviluppano su un tracciato determinato "EMBUSEN" dove l’esatta esecuzione deve far coincidere il punto di arrivo con quello di partenza ed iniziano e finiscono con il saluto, indice di un mutato atteggiamento mentale pronto ad esprimere il massimo della concentrazione e della forza interiore. L’uso corretto della respirazione e della contrazione addominale devono coadiuvare ogni tecnica, caratterizzando quella risolutiva mediante il "KIAI" generalmente espresso in due momenti dell’esecuzione del Kata, solo il Kata Wankan ha un unico Kiai nell'ultima tecnica "Yama Tsuki".
Guardando l’esecuzione di un Kata, nella sua globalità i movimenti devono risultare armoniosi e fluenti e l’esecutore deve essere in grado di “irradiare” energia. Un tempo tra un movimento e l’altro c’era una pausa, ora invece la movenza continua in maniera sciolta ed elastica. Sebbene ogni movimento sembra perdere così di efficacia, in realtà, quando il corpo ed i movimenti sono contratti, l’energia dispersa fa apparire le tecniche potenti. In realtà è solo colui che esegue queste tecniche a sentirle potenti, si tratta di una sorta di auto-soddisfazione. Viceversa un pugno soffice e rilassato, apparentemente privo di vitalità nel quale l’energia è concentrata, è in grado di sfondare ogni cosa. Nonostante i movimenti eseguiti in un Kata siano continui e fluidi, talvolta vengono eseguiti lentamente, altre volte velocemente.
Questo è uno dei tre punti essenziali del Karate:
- Applicazione leggera e pesante della forza.
- Espansione e contrazione del corpo.
- Movimenti veloci e lenti nelle tecniche.
Risulta inutile utilizzare la forza e la velocità indiscriminatamente, è necessario piuttosto dare il senso di ogni tecnica, di ogni movimento del Kata nel suo insieme. Tutte le Arti Marziali hanno dei punti di incontro quali il ritmo, il tempo, la distanza, la respirazione ed il flusso di energia KI (“KI" in giapponese, "CHI" in cinese). Non è possibile dire cosa sia questo flusso di energia; si dice che questa riempia tutto l’universo e che sia posseduta non solo dagli esseri umani ma da tutti gli oggetti animati e non.
Ciò che meglio caratterizza una scuola di Karate è l'insieme dei suoi Kata.
Nello stile Shotokan troviamo 26 Kata. I primi 15 Kata classici furono tradotti in giapponese e codificati dal Maestro Funakoshi Gichin. In seguito sono stati aggiunti altri 11 Kata, a questi vanno aggiunti il Ten no Kata ed i 3 Taikyoku.
Contrariamente ad altre scuole, che continuano a utilizzare le denominazioni usate a Okinawa, Funakoshi G. ha «giapponesizzato» le denominazioni classiche, che erano un misto di cinese e di dialetto di Okinawa. Così, quando lo stesso Kata è praticato nello Shotokan e in un'altra scuola, la sua denominazione è doppia, cosa che causa spesso delle confusioni.
L'insegnamento e la trasmissione del Karate sono avvenuti senza utilizzare la scrittura ed era anche generalmente proibito utilizzare la scrittura per fissare l'insegnamento ricevuto e questo in tutte le forme di Budo. È per questo che i Kata restavano nel campo della pratica fisica con un supporto orale, quando c'era bisogno di scrivere il nome di un Kata, per esempio per presentare un programma di dimostrazione erano scelti ideogrammi corrispondenti alla pronuncia del nome dei Kata.
La scelta degli ideogrammi poteva dunque variare da un momento all'altro, a condizione che si pronunciassero nello stesso modo. Funakoshi insegnò nella sua scuola i 15 Kata classici di Okinawa, ma scelse per ogni Kata un'immagine rappresentativa, con ideogrammi che corrispondessero al sistema di pronuncia del nome giapponese; così la maggior parte dei Kata dello Shotokan hanno un nome diverso da quello utilizzato nelle altre scuole, dove si praticano Kata della stessa origine. La denominazione classica di Okinawa non evocava nient'altro che un suono, ma con Funakoshi ogni nome del Kata corrisponde a un'immagine simbolica veicolata attraverso l'ideogramma e il suono. Lo stile Shotokan si differenzia dagli altri stili principali di Karate (Wado Ryu, Shito Ryu, Goju Ryu) per tutta una serie di componenti, tra cui ricordiamo:
Tra i Kata occorre distinguere due gruppi:
Ogni Kata inizia e finisce con il saluto "Rei" (礼) che dimostra come il rispetto e la gratitudine siano le fondamenta della forza interiore del Karateka. Ogni tecnica è poi espressa con la corretta forma, dinamica, forza, velocità e ritmo e, soprattutto, con il corretto spirito “Budō”. Tutti i Kata sono strutturati secondo uno schema che prevede un determinato tracciato prestabilito "Enbusen". Il praticante deve mantenere, durante l’esecuzione, un’attenzione costante (Zanshin 残心) ad indicare il suo essere sempre pronto e presente verso gli immaginari avversari che lo attaccheranno durante l’esecuzione del Kata. Ogni Kata propone diverse tipologie di difesa contro più avversari, talvolta anche armati. Attraverso l'esercizio del Kata il praticante capisce come trasformare i movimenti appresi nel Kihon in tecniche utilizzabili in una reale situazione di combattimento.
A completamento dell'applicazione dei Kata viene eseguito il Kata Bunkai che letteralmente significa "Kata Smontato".
I Bunkai vengono eseguiti nel Dōjō con l'aiuto di uno o più Karateka creando così una dimostrazione "più reale" del significato delle tecniche eseguite in un Kata, mettendo in pratica un attacco predefinito a cui occorre rispondere con una determinata tecnica. In questo modo gli allievi comprendono meglio i vari movimenti di cui è composto il Kata, si migliora la propria tecnica imparando a valutare i tempi, aggiustare le distanze ed adattandole alle dimensioni dell'avversario.
Per ogni Kata, si parte dall'applicazione iniziale della prima tecnica base, alla quale poi ognuno può applicare delle varianti in base alle condizioni del momento:
In questo modo il Bunkai potrà essere sviluppato in migliaia di situazioni diverse, ricordando sempre che la prima tecnica della combinazione dovrà rispettare il Kata originale.
Esempio: nel Bunkai dell'Heian Shodan la prima tecnica che faremo sarà Gedan Barai (e questa non si cambia), chi attacca potrà fare Mae Geri oppure Oitsuki Chudan o Yoko Geri Chudan, una volta difeso l'attacco, il nostro contrattacco poi sarà libero, condizionato solo dalla condizione in cui ci troveremo in quel momento. Il mio Maestro mi insegnò che l'unico limite che abbiamo è la fantasia nell'usare le tecniche che conosciamo meglio e che ci sono più congeniali, sempre nel rispetto di quanto detto sopra.
Segue la classificazione per "Scuola di origine", le tre città di Okinawa
dove inizialmente si sviluppò maggiormente il Karate: Naha, Tomari e Shuri.
Per una migliore visualizzazione della tabella qui sotto scaricarla come immagine.